E niente… quando leggo un libro, un bel libro, devo urgentemente memorizzarne le frasi, le frasi belle.
Libro: La tristezza ha il sonno leggero
Autore: Lorenzo Marone
Per essere felici dobbiamo essere pronti a liberarci del nostro passato, capire che noi non siamo quello che abbiamo vissuto e che, se non vogliamo vivere una vita che non ci appartiene, a volte è indispensabile ribellarci. Anche a chi ci ama.
È buffa questa cosa che facciamo pagare agli altri le colpe dei nostri genitori. Ognuno se ne va in giro con un mucchietto di dolore incapsulato dall’infanzia, alla ricerca della persona giusta cui restituire un po’ dei torti subiti.
Mamma si allontanava dall’aula con passo felpato, le mani sul volto a coprire la vergogna per quel figlio scapestrato. È che il giorno prima mi aveva costretto a un’interrogazione improvvisata per simulare ciò che sarebbe accaduto l’indomani. «Bisogna essere preparati a ogni evenienza» amava ripetere in quegli anni. Credo che la vita, nonostante tutto, le abbia insegnato qualcosa, perché oggi sostiene che è inutile prepararsi, che tanto i guai quando arrivano ti colgono sempre di sorpresa. Comunque, quel pomeriggio sul divano terminò proprio con una domanda su Kant. Farfugliai qualcosa, lei allora si portò gli indici al naso, sfilò gli occhiali, sospirò e disse: «Be’, che dire, speriamo che non ti chiedano proprio Kant». Credo che l’episodio abbia contribuito a farla ricredere anche sul concetto di speranza.
Alla fine ho capito che non è vero che la speranza non si tramuta mai in realtà. È una questione di numeri: più desideri hai, maggiore è la possibilità di fare centro.
«Dico che se devi essere un infelice con un lavoro sicuro, preferisco che tu sia felice e precario.»
Avevo appena imparato che, a volte, anche le domande non poste, proprio come le scelte che non facciamo, possono far del male a chi ti sta a cuore.
Il re delle emozioni calpestate in nome di una presunta pace interiore.
La prima cosa che direi a un figlio, una volta adulto, sarebbe: «Fai il possibile perché ciò che ti piace non diventi un passatempo da coltivare solo nel fine settimana. È la via più diretta per trasformarsi in un infelice.
A volte chi si preoccupa per te può fare molti più danni di chi a stento si accorge della tua presenza.
La vita, l’ho già detto, ci ha messo poco a spiegarmi che gli amori non colmano i vuoti, semmai ne aggiungono altri.
La vita, d’altronde, è un continuo incontrare le persone sbagliate. Anche perché se ci imbattessimo a ogni occasione in quelle giuste, forse cominceremmo a mettere in crisi l’idea che ci si innamora davvero una volta sola. Credo sia più corretto dire che se si è fortunati si incontra una persona giusta sul nostro percorso, le altre migliaia, che pure lo sarebbero, purtroppo non ci è dato scovarle.
Loro sono cresciuti nella bambagia, in un ambiente protetto e fra le carezze di due genitori presenti, io, però, ho imparato a conquistare l’attenzione più difficile, quella che non ti è dovuta. Se mai un giorno mi troverò ad abbottonare il grembiule a mio figlio, gli accarezzerò la testa e dirò testuali parole: «Vai, e impara a farti accettare da chi non è obbligato a farlo».
Dicono che la sofferenza renda migliori le persone. Io sono una persona sensibile grazie al dolore che ho ingurgitato. Certo, se sapessi anche cosa farmene di tutta questa sensibilità. Perché sarà pur vero che chi ha sofferto è più delicato e profondo, ma sono sempre i felici quelli che ti sorridono senza un perché.
La verità è che se si passa la vita a tentare di non sentire dolore e paura va a finire che non si sente più niente.
Le vite più sembrano perfette più sono un grande bluff.
Alcune persone te stanno accanto una vita entera e neanche te ne accorgi, altre te sfiorano un solo istante e te restano impresse per siempre.
La vita successiva mi ha poi spiegato alcune cose: che non sempre un bacio deve essere con la lingua, che le scuse spesso non cancellano le ferite e che l’amore, corrisposto o meno, serve a ricordarti che sei vivo, in mezzo a una marea di morti.
La sera dopo cena ero io a portarlo a passeggio. Facevamo un lungo giro dell’isolato, lui con la testa sul selciato ad annusare le diverse gradazioni
di ammoniaca presenti nelle urine, io a guardare le stelle o gli appartamenti dei vicini. Mentre Ernesto svuotava la vescica, io mi perdevo nella contemplazione dell’infinita varietà di vite attorno a me, tutte rinchiuse in quelle scatole illuminate che chiamiamo case, e mi chiedevo, oggi come allora, se davvero ognuna delle persone lì dentro avesse scelto di essere lì in quel momento, davanti al televisore o dietro un tavolo, con accanto la stessa persona di sempre. Se ci fosse, insomma, da qualche parte, qualcuno che lottasse per cambiare la sua vita ed essere davvero felice. E allora come oggi mi dicevo che forse il più infelice di tutti era proprio chi tentava di ribellarsi a una strada che non sentiva sua. Tutti gli altri, quelli che se ne stavano comodamente a guardare la tv con uno sconosciuto accanto, quantomeno erano anestetizzati. Che poi è l’unico modo che conosciamo per non sentire il dolore.
Innamorarsi è il più grande atto di fiducia che ci possa essere fra due estranei. Pensa questo ogni volta che ti troverai in difficoltà nell’entrare in una stanza piena di gente sconosciuta, o al cinema, se ti scoprirai di fianco a chi non conosci, pensa che la vita ti sta solo donando una nuova possibilità di trovare qualcuno di speciale. Non ti dirò, come molti, di restartene sulle tue, di non esporti troppo. No, io ti dirò di avere fiducia e imparare ad accogliere gli altri. Più muri alzerai, e meno luce entrerà nella tua vita.
Corsi verso il bagno e mi sciacquai il viso più volte con l’acqua fredda. Quindi rimasi a fissarmi allo specchio e mi persi nei miei occhi stanchi, nella bocca contorta, nei peli bianchi della barba e nelle piccole rughe sulla fronte. È il dolore sordo, quello che non fa casino e non arriva all’improvviso, ma ti fa compagnia silenzioso, ogni giorno e ogni notte, e si infiltra poco alla volta, finché ti crepa la pelle, proprio come l’acqua erode l’intonaco.
Perciò mi misi a studiare nonostante sapessi che non era il mio futuro e dentro di me accarezzassi il sogno segreto di diventare, un giorno, un fumettista. Il problema, ho poi capito, è che i desideri più segreti col passare del tempo diventano segreti anche a noi stessi.
Non potevo tutelare la tua felicità se ero il primo a essere infelice.
Nonostante la paura per le tante novità, quella sera, per la prima volta, mi trovai a pensare che le ferite, forse, servono a testare la nostra capacità di guarire. E che se vogliamo vederle rimarginarsi in fretta non dobbiamo sfrocoliarle, ma distogliere lo sguardo e continuare a vivere.
Se avessi avuto qualche anno in più, l’avrei abbracciata e le avrei spiegato che, molto probabilmente, il suo non era amore, ma solo necessità di amare. Una bella rottura, la voglia di sentirsi innamorati, che se ne sta lì a tocoliarti la spalla finché non le dai retta. Così capita che, a volte, per non sentirla più al tuo fianco, fai il suo gioco e ti accontenti di amare chi non ami.
È vero, il passato non si può aggiustare a proprio piacimento. Però, almeno, possiamo imparare dai nostri errori, così da non ripeterli, per non chiamare ogni volta in causa il destino che, in realtà, ci segue sempre un passo indietro e si ciba degli sbagli che lasciamo lungo la strada.
La verità è che non ho mai tradito nessuno, se non me stesso.
C’è una cosa senza la quale famiglia, figli e casa diventano solo un guscio vuoto. La più importante di tutte, quella cui devi il massimo rispetto: la tua felicità.
A parte Flor, nessuno nella vita si è mai preoccupato di ricordarmi di pensare alla mia felicità. Se il monito tipico di mia madre è sempre stato quello di «guardare avanti», Mario una volta mi disse: «Scegli sempre con la tua testa». A ben vedere, è il suggerimento che più si avvicina al concetto di ricerca della felicità. Anche ultimamente, quando gli ho comunicato di voler aprire una fumetteria, mi ha consigliato di seguire i miei sogni.
Non esiste l’odio fine a se stesso; si può odiare solo se prima si è amato.
Diciamocelo: se c’è una cosa che fa proprio paura è la felicità. Non sai mai quando arriva. E, soprattutto, quando se ne va.
Impiegammo otto mesi per portare a termine il nostro faraonico progetto. Sei furono, invece, i mesi trascorsi prima che mamma e Mario decidessero di vivere insieme. Solo due, infine, bastarono a me per capire che anche i padri degli altri, se vogliono, possono farti da padre.
«Non è vero che non provo emozioni. L’emozione umana più potente e antica è la paura, e a me capita spesso di cagarmi sotto». Mi aspettavo una risata, ma lei già dormiva. Allora allungai il collo per accertarmene e solo dopo aggiunsi: «Per esempio, il fatto che tu adesso sia mia moglie mi terrorizza. Mi fa sentire responsabile della tua felicità. E io di felicità mi intendo poco».
C’è una fase dell’innamoramento nella quale tutto ciò che riguarda chi ami ti è ancora sconosciuto. È un tempo breve, un periodo destinato a morire, a spegnersi come le stesse stelle, eppure è un momento bellissimo.
La verità è che la vita è un insieme di piccoli episodi che poi si tramutano in ricordi, e se non siamo in grado di dare loro la giusta valenza vuol dire che non meritiamo di conservarne memoria. E senza memoria, che abbiamo vissuto a fare?
«La definirei disincantata. Nessuna vita è facile, questo è vero, però in alcune i giorni di festa sono una rarità. E nessuno sa perché. Nessuno può farci niente. Se ti lasci sfuggire questo figlio, non ne avrai altri e passerai la vecchiaia a giocare con cinque o sei nipotini messi al mondo dai nostri fratelli. Non dico che non potrai costruirti anche tu una nuova vita. Lo farai, ne sono certa. Ma dovrai prima lottare contro te stesso, contro i demoni del tuo passato. E mentre tu starai lì a combattere, gli altri avranno già percorso buona parte della strada. Tutti possono tagliare il traguardo. Ma vince solo chi lo fa per primo.»
«Il perdono fa parte della vita di ognuno di noi» disse lui, «se non ci fosse, non esisterebbero gli errori. Tutti sbagliano, tutti perdonano. Il ciclo inizia presto. Già con i genitori. Un domani ti troverai a dover assolvere anche loro, anche tua madre.»
«Certo. Non credo affatto che la sofferenza fortifichi, come molti dicono, però almeno apre gli occhi, permette di vedere cose che ai più restano nascoste. Tu sapresti come proteggere tua figlia dal dolore molto meglio di quanto abbiano fatto i tuoi genitori con te.»
Ciascuno deve vincere da solo i propri demoni. Tu hai i tuoi e io i miei. Si tratta solo di avere pazienza e forse, alla fine, potrò dire di averla davvero scampata. Nel dolore, lo capisci subito, non puoi avere tutto e subito, devi imparare a essere paziente e a convivere con la sofferenza, sperando che il tempo curi tutte le ferite, anche se ne deve passare tanto, troppo, e intanto con lui passa anche la tua vita.
Il fatto è che tutto ciò che non fai quando è il momento di farlo, te lo porti dietro come una zavorra per il resto dei tuoi giorni.
«Siamo fatti per amare, questa è la verità. Il nostro cuore non può stare per troppo tempo all’asciutto, altrimenti si inaridisce. Invece molti rilasciano l’amore che hanno dentro tutto in una volta, e poi si seccano, come una spugna stretta fra le mani e messa da parte.»
Noi uomini sogniamo grandi amori e vite avventurose, ma poi ci sposiamo.
I «fuori di zucca» sono quelli che hanno il coraggio di vivere sull’orlo, senza rincorrere falsi obiettivi e desideri altrui.
Da più parti sento spesso dire che non bisogna avere rimpianti, che chi vive ancorato al passato non ha speranza nel futuro. In realtà credo che chi non ha rimpianti non ha mai avuto sogni. Ed è la mancanza di sogni a precludere un bel futuro.
La verità è che tra la speranza e il rimpianto passa un soffio. E in quel soffio trascorriamo gran parte della nostra vita.
E ho capito che sono proprio loro, i piccoli gesti di ogni giorno, le abitudini, persino le ossessioni, a svelarti una persona. Le nostre minuscole e preziose cose sono visibili solo a chi ci osserva con attenzione, tutti i giorni. Sono il grande privilegio che concediamo a chi ci ama.
Chiusi gli occhi e mi sforzai di credere che a volte il passato viene a bisbigliarti qualcosa all’orecchio solo per aiutarti a cambiare il presente.
Chi non ha progetti da inseguire dentro di sé tende a spegnere anche quelli di chi gli è accanto, come un buco nero che inghiotte la luce che si avvicina troppo.
Chissà perché nella vita, più si va avanti, più si tende a eliminare qualcosa: prima i baci, poi le carezze, gli abbracci e, infine, le parole. Invece, bisognerebbe aggiungere. Sempre.
«Ci passiamo tutti, tutti prima o poi feriamo e tutti veniamo feriti. L’amore, Erri, è pieno di gioie e momenti felici, di dolore e delusione. È come la vita, un’immensa fucina di pulsioni, alcune dellequali spiacevoli. Non fare come molti, che per non affrontare il dolore decidono di girare le spalle all’amore. Innamorati, soffri, piangi, disperati, urla, incazzati, tira calci, ma affronta le emozioni, vivile. Vivi. A ogni costo, ragazzo mio, a ogni costo.»
l’amore, quello vero, non deve resistere al tempo, ma alle ferite.
Solo che il cambiamento fa paura, è qualcosa che chi ti è accanto non accetta di buon grado. Perciò prima o poi troverai chi ostacolerà la tua voglia di cambiamento, ti diranno che non ti capiscono più, che sei egoista.
Ricordati, sei e sarai sempre responsabile soltanto della tua felicità.
«È che la dolcezza chiama dolcezza. Puoi anche disprezzare il mondo. Puoi anche sentirti in credito con la vita. Puoi anche pensare che nessuno meriti il tuo amore. Ma se incontri qualcuno che sussulta a una tua carezza, non puoi fare finta di nulla: devi smettere, almeno per un momento, di odiare.»
Peccato, perché la rabbia non è una cosa poi tanto stupida. Come la paura, serve ad agire quando è necessario, anzi a reagire, e le reazioni fanno nascere cose nuove, rompono equilibri. La rabbia che sa quale strada prendere ti porta sempre qualcosa di buono al suo ritorno.
Non so, credo che, in realtà, le cose vadano così, le persone si incontrano, si piacciono, si amano, percorrono insieme un pezzetto di strada e, infine, si perdono, senza un reale motivo. O, forse, il motivo c’è, ed è quello di permettere nuovi incontri, diversi amori, altri inizi.
Che la verità, a volte, si presenta mentre stai sorridendo o quando ti senti al posto giusto, e approfitta della tua ubriacatura per ricordarti che lei è lì già da un po’ e tu non te ne sei accorto, troppo impegnato a girare a zonzo pur di non scorgerne la disarmante semplicità e cioè che alla fine ti accorgi di avere tutto ciò che hai sempre desiderato a un solo passo da te. Trascorriamo la vita a rincorrere una mancanza, e a stento ci accorgiamo di tutto il resto.
Sono le cose che non ti ho mai detto!!!
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