TI TOCCAI E TI ABBANDONAI
Con amore toccai il cielo e
ti ringraziai per la salvezza offertami,
ma con niente ti ripagai,
se non con ipocrite preghiere.
VORREI ESISTERE SOLO PER TE
Vorrei essere luna,
astro splendente
per illuminare il volto roseo della madre
nella vita fugace,
impaziente,
tuttavia amabile.
Essere vento vorrei,
per accompagnare
il respiro dell’ansimante donna.
Vorrei essere anche fuoco,
per riscaldare il cuore di chi,
ormai stanca,
cerca conforto.
Ma bramo essere il mondo
affinchè possa proteggere l’essere più bello: Te.
LURIDAMENTE MORRAI APPASSENDO
Deficienza,
mi impedisci di trovare
conforto.
Deficienza,
mi rendi schiava
di te, di me.
Deficenza,
costringi il ricercatore
alla sconfitta.
Deficienza,
fai piangere i
bambini sognatori.
Ricorda, lurida deficienza:
verrai punita e
contro di te la mia luce fiorirà
nel vaso della gloria.
SENZA TITOLO
Le tue membra verranno
coperte da corpo altrui,
quando io, nel cantuccio solitario,
piangerò per averti perso.
EBBREZZA
Piccola ebbrezza,
da lontano mi guardi,
con occhio triste, socchiuso.
Una lacrima,
bagna il tuo viso.
Il tuo cuore
cavalcando arde, brucia
e si rafforza annunciando l’addio.
Le tue mani,
come mare
bagnano leggermente
le rosee rive scoscese
del mio viso.
Mentre,
l’aspra e dolce melodia
dell’anima tua
volta lo sguardo,
lasciando tracce di piccola ebbrezza.
ULISSE
Ulisse,
la tua forza risiede nell’amico perduto
mentre, l’amore da te sfoggiato
con il ritorno glorioso
è da lui represso
con istinto feroce.
NELL’ADE
Sconsolata e triste
vidi la gente morire
ed il sangue scolare
dove lo sguardo fanciullesco
è incapace di guardare.
Le ferite molte
sui corpi sfigurati;
ma la sofferenza troppa
tra quelle anime che,
ormai lustre di luce si
dirigono nell’Ade notturno.
SOGNANDOTI
Silenzio,
ti vedo come luogo
privo di luce.
Ma allora, se luce non c’è
come posso veder te Silenzio?
Ti vedo invece;
segregato nell’immaginazione mia
appari inconsistente, informe,
privo di odore.
Sei il nulla,
ma il niente mai sarai
fin quando esisterà il sogno fantastico.
ORA SOFFRI!
Odo, tra vento, il tuo profumo
mielato.
Con il naso bagnato dalla pioggia oculea
cerco, disperatamente
di percepirlo.
Provo e riprovo ma
l’ignoto mi distoglie dal cercarlo.
Non so,
mai saprò
di quel profumo dolce.
PER TE BASTEREBBE
Lieve tepore
che lasci il mio corpo tremare,
ti percepisco.
La tua potenza
supera l’energia sanguigna
che tiene vivi.
Vita,
che niente sei e sarai
di fronte al tuo splendore,
ti rifiuto.
Lascerei allora,
cadermi nel fuoco infernale,
annegherei nell’Ade notturno,
volerei da un dirupo come uccello
per poi cadere come sasso
per mostrarti,
il fuoco che bagna il mio cuore.
Dici basterebbe?
Se non lo fosse,
cosa sarebbe l’amore
se non un’inappagabile gioco doloroso?
SOFFERENZA
Il godimento eterno della sofferenza passata è nulla in confronto a te.
TRASFIGURO
Trasfiguro.
Pensieri che crollano.
Dolore patito.
Vedo in lui la metà di te perduta.
VOGLIO SALVARMI
Voglio
l’inesistenza inappropiata di un mondo estranio.
Voglio
il sublime gioco di un pianto.
Voglio il sorriso rubato.
Voglio
l’assoluto di un mondo vuoto.
Voglio le tristezze sfumate dal sole.
Voglio
le costellazioni del nostro passato.
Voglio
la libertà dai ricordi
Voglio
una mente infinita, triste, spoglia
dalla sofferenza di un gioco senza fine.
Voglio catartizzarmi nel dolore subito.
Voglio volare
Voglio essere una farfalla.
Voglio gridare:
basta.
PENSIERO
Ricordo lontano.
Insistentemente il tuo volto m’appare.
PRIMAVERA MORTA
Tu, fior ingenuo
che appassisci e rinvigorisci,
che muori e germogli.
Tu fior mio
sei sublime.
Ti differenzi per bellezza.
Tu fior superbo,
ti diletti ma non godi,
è la libertà che ti manca.
IL MONDO
Il mondo.
Anime inappagate,
siamo qui per patire.
Chi gode
è colui che sente il dolore rimbombare nel
cor suo.
Ogni minima cazzata gli è bella,
quando a dominarlo è l’eterna sofferenza.
L’ESSENZA
Mai smetterò di amare.
Farò di me un mostro.
Il pianto m’è essenza.
PIANTO
se l’acqua
sgorgando dagli occhi tuoi
dipingesse
un platano fiorito,
allora saprei
che mi stai pensando.
LA MANCANZA
Parlare di noi due, ora, è parlare di un fantasma.
Siamo due entità separate.
Luoghi distinti, lontani.
Un tempo, tu la terra, io il prato.
La nostra unicità era indissolubile.
Io crescevo su di te, te vivevi per me.
Un giorno,
venni recisa.
Le mie piccole radici vennero sdradicate una ad una.
Il terreno si rovinò, divenne secco.
Non portò alla luce più nulla.
Io iniziai a crescere su nuovi terreni,
ma nessuno fu fertile quanto te.
MEDITAZIONE
Scrutando il verdeggiante mare
odo, tra le onde,
la sinfonia smarrita.
SGUARDO
Languidi e tristi
sono i tuoi occhi che
instancabilmente
mi spingono nell’infinito.
SOGNO INAPPAGATO
Echeggio nell’infinito immenso tuo.
PEZZI DI CARTA STRACCIATI
Pezzi di carta stracciati,
su di una sonda inesistente poggiate.
Pezzi di carta stracciati,
portate con voi la storia
dell’ebbrezza amata.
Pezzi di carta stracciati,
siete tristi, soli, perituri.
Avete vita breve,
la malinconia di cui vifate portavoci
finirà con voi.
Pezzi di carta stracciati,
siete soli, immobili,
piccoli distillati di dolore sentito,
piccoli sprazzi di luce sbiadita.
Piccoli,
sempre più piccoli diverrete.
La corrosone sarà vostra amica.
Finirà allora lultimo dolore:
quello del ricordo epistolare.
UOMINI
Piccole creature;
cibatevi della scintilla mattutina,
godete del rossore notturno
poichè costei è vita.
UN ADDIO
Il cor mio respira affannosamente,
le stanze son buie,
la giovinezza m’abbandona.
MALATTIA
Nevrosi; piccola docile, impalpabile tenerezza.
Tintinnii,
profondo terrore.
Ora ti sento
stridere, gracchiare;
ricerchi freneticamente il paradiso perduto.
Dove andrai? Dove scruterai
ancora impaziente della tua angoscia?
Vieni. Senti il caporale
che compiacendoti,
con profondo vittimismo,
dice: “baciami”.
Baciami,
te, avido squallore che
diversifichi l’uomo
ma lo rendi illuminato.
Te,
frangente mortuario di essenza,
cresci in me.
PERCEZIONE
Tavolo, ti percepisco al tatto:
sei consistenza.
FELICITÀ MORTA
Le persone amano cibarsi delle proprie debolezze.
Non credono in nulla, se non nel gioco.
Vivono della loro malattia.
Dicono però,
di essere felici.
GRIDO
Sto.
Lungo la schiena
la goccia
scivola.
Un brivido,
un dolorino
gracchia gracchia
e ti assale,
il fuoco fervido
del gelo.
NOVITÀ
Poche,
fiaccole inorridite,
concreta essenza caotica,
rendimi schiavo della tua moltitudine.
Inebriami di gaia compagnia,
fammi specchiare nel tuo inferno.
Solleticami
mondo nuovo.
SESSO
Dolce, gustoso il sapore sessuale
quando assaporandolo
sai di esser viva.
MANI SPORCHE
Bimba,
le tue mani son candide,
degne di preghiera.
Ragazza,
la malizzia diviene tua compagna
mentre le mani assaporano la vita.
Donna,
la vergogna ti sussurra nell’orecchio
che ora le tue mani son luride.
SPENSIERATEZZA
Scolaro,
mi sei davanti.
Divertito pensi alla madre grata,
al suo bacio, al suo cibo
mentre lei continua a piangere.
Sai scolaro,
sembri non capirla.
La giovinezza ti trascina lentamente
rendendoti ingenuamente indifferente alle paure materne.
Scolaro,
saprai un giorno
come il timore imballa
in un panno stretto stretto
togliendoti il cuore come la morsa fa con gli arti.
SPOGLIA
Timida e nuda vorrei sollevarmi ma,
l’ambigua natura vibra
ed i miei passi sono lenti,
le impronte pesanti.
SCHIAVA
Sono schiava del mio stesso sentimento.
SEI FANTASTICA
L’imprevedibilità della vita è fantastica.
TORNA
Sei quel vuoto che tortura,
sei quel sorriso che manca,
sei la vavola mancante del mio cuore.
Ho bisogno di te.
ORA SOFFRI!
Odo, tra vento, il tuo profumo
mielato.
Con il naso bagnato dalla pioggia oculea
cerco, disperatamente
di percepirlo.
Provo e riprovo ma
l’ignoto mi distoglie dal cercarlo.
Non so,
mai saprò
di quel profumo dolce.
URLO
I pensieri si accumulano,
i ricordi infastidiscono,
l’aria viene meno: è l’urlo che si fa vivo!
L’IMMAGINAZIONE
Potrei abbandonare il mondo,
abbandonare il sentimento,
ma poi non sarei capace
di spingermi al di là delle montagne
che, limitandomi la vista,
mi demoliscono.
PALPITAZIONI
Ansie, odi laceranti,
ribrezzi odorosi, bidoni aperti
vi ripudio,
perchè nauseanti,
ma vi cullo,
perchè impulsi scrivani.
SONO TUTTO
Fanciullo,
vorrei essere per volare,
stelo per orchestrare,
ma già son tutto
perchè son viva.
L’UMANITÀ PERDURA
Gabbiano,
guardo il tuo corpo lacero
sciamato di sabbia.
Di chi mai la colpa?
Con qual coraggio è stato compiuto il gesto?
Chiedilo a noi;
schifosi esseri dell’umanità.
Amiamo il cibo, il sesso
e con perversione adoriamo Dio.
LURIDO
Lurido sei.
Dietro il mantello ti nascondi
dando sfogo al tradimento.
Lurido sei
che con fare docile
invochi il perdono.
Lurido sei te
che incapace di amare
chiedi di esserlo.
L’ADDOLORATA
Sconfitta e fallita sei.
Come fiore appassito perdi i petali e,
atendendo che il vento li porti via,
piangi addolorata.
PASSI STANCHI
La vita si dispera
e io
seguo il suo percorso con stanco sielnzio.
L’ATTESA
Aspetto, lascio che il tempo passi,
che la luminosità del giorno arrivi e vada
che mi tocchi, sfiori e abbandoni.
Aspetto, lascio che il tempo passi;
costantemente attendo
come seme di germogliare per annusare
la vita.
Aspetto, lascio che il tempo passi
ricrdando il tuo sapore
che umido sta sul corpo.
Aspetto, ma inutile è la costanza
quando la perdita è assicurata.
SIAMO TUTTO E NIENTE
Chi guarda il tempo
è suo schiavo.
Chi lo sfugge
abbandona la vita.
Chi sta nel mezzo
è un indeciso.
Chi è umano è tutto questo:
una sfera.
FORSE
Inutili speranze
in un dolce frastuono,
si allontanano.
PASSIONE
Cospargi
sul corpo bianco il tuo amore,
bacialo come fosse pane,
ma poi
scappa e
non voltarti!
CARCERE
Fiore,
come seme misi le tue prime radici sul mio cuore;
avvolgendolo
continui a crescere.
Ora,
la presa è forte.
Comprime il peso del fusto,
e le belle radici impediscono il respiro.
Impotente allora, pronunzio le ultime parole.
Ascoltami: “fu con la libertà che mi donasti che mi rendesti prigioniera”.
ANSIA
Anima,
chiedi ansimante la libertà
dalle catene corporali
che ti tengono ingabbiata
nella stanza del collasso.
VOCE
Voce interna, respiro il tuo profumo.
Odore aspro che seccamente dolce
nasce dal godimento inappagato,
sei mio.
Con te l’uomo fantasticamente corre
mentre tutto il resto si ferma.
Ora painge il tradiemnto subito.
SOFFOCO
Sei in una stanza.
stretta, ristretta, buia, oscura.
Gli occhi, non aprirli.
Non guardare l’inguardabile buio.
Non toccare, non muoverti,
non respirare.
Sei prigioniero.
Prigioniero di te stesso.
SOLITUDINE
Illumino il cor mio
con vestaglia dorata
che cadendo dal cielo
appaga,
il vuoto della solitudine.
L’AMANTIDE
Dolcemente cadrò nell’abisso notturno
e ti sorprenderò
come silenziosa amantide.
GIOVENTÙ
Tristi sono i tuoi giorni
bambina.
Perchè piangi?
Gioventù effimera,
risparmia la fanciulla
che comprende la tua natura.
RIMPIANTO
Collasso nel guanciale polveroso.
Rimpiango l’emozione perduta.
Non sono libera,
ma schiava di te.
SENTO
Ruggente brivido notturno,
ti colgo,
come fior malato di deserto.
SCARNA
Addio
anima giocosa e triste.
Il silenzio mentale
gioca sull’anoressico.
SENZA TITOLO
Lucertola ingabbiata
in uno spaventoso mare;
sei intoccabile.
IL TERRORE
Siamo terribilmente soli.
Terribilmente terreni.
Terribili ma umani.
SENZA TITOLO
Un giorno ti vidi.
Eri seduto e
salutandomi mi dicesti: “siamo l’espressione del mistero”.
SENZA TITOLO
Come vento accarezziamo le foglie
per poi dileguarci nel silenzio.
SENZA TITOLO
Vedova e triste pronunzio il tuo nome.
Solo pensandoti muoio.
SENZA TITOLO
Solitari, morti e spenti,
vivi in una sola nube di vuoto
morirete ridendo.
SENZA TITOLO
L’anima mi ruppi
ed il cuore infangasti
con indifferenza.
LURIDO
Lurido sei,
dietro il mantello ti nascondi
dandos fogo al tradimento.
Lurido sei
che con fare docile
invochi il perdono.
Lurido sei te
che incapace di amare
chiedi di esserlo.
SENZA TITOLO
Battenti ricordi
scolpiti nel cuore
rimarrete qui.
AMORE
Solitaria fui
quando vedendoti
capii di amarti.
SENZA TITOLO
Lentamente mi condusse a te
quel tepore malinconico
di cui oggi,
rimane solo l’obbrobioso ricordo.
SENZA TITOLO
Te, che come luce mi calpesti l’anima,
implacabilmente me l’accendi.
SENZA TITOLO
Assorta nei miei pensieri
penso alla morte
che stimola in me il tuo ricordo.
INFERNO E PARADISO
Strappami l’anima
con le tue mani angeliche,
voglio godere della carne
che diabolicamente mi chiama al godimento.
SENZA TITOLO
Luce inoltrata,
profondamente nell’anima mia,
godo di te.
SENZA TITOLO
Ricordi che si frantumano dolcemente.
L’anno che va,
il nuovo che viene.
SENZA TITOLO
Un giorno,
coraggio e ironia
cesseranno di essere schiavi
dell’uomo.
SENZA TITOLO
Ricordi infangati
dall’abisso notturno,
cancellati dalla
mente mia,
morrete macchiati.
SENZA TITOLO
Sopprimete il viandante che
lesto lesto,
scappa scappa,
corre corre,
non si scorge.
Mai più
sarà di ritorno.
SENZA TITOLO
Voci continue,
inappagati frastuoni
che rischiarano l’animo.
SENZA TITOLO
Overdose fiorita,
imitabile
virtuosismo,
mi vivi esteticamente.
SENZA TITOLO
Amerò per sempre,
l’intima fragranza
della tua essenza.
SENZA TITOLO
Farfalla,
voli.
Io
cammino.
Te
sogni.
Gli altri
prendono respiro.
SENZA TITOLO
Volontà gioconda,
sei cosa lieta e assai lieve
quando affettuosamente
sorridi
alla tua creatura.
L’ATTESA
Aspetto, lascio che il tempo passi,
che la luminosità del giorno arrivi e vada
che mi tocchi, sfiori e abbandoni.
Aspetto, lascio che il tempo passi,
Costantemente attendo
coem seme di germogliarre per annusare
la vita.
Aspetto, lasscio che il tempo passi,
ricordando il tuo sapore
che umido stà sul corpo.
Aspetto, ma inutile è la costanza,
quando la perdita è assicurata.
A TE MADRE
Madre, madre beata,
non perirai,
non soccomberai.
Madre, oh madre beata,
non piangerai
per le parol mie frivole
come bimbo abbandonato.
Insieme cresceremo amandoci
nel giardino dell’Eden.
Tu madre ed io figlia.
che a te devo la nascita,
la bellezza e l’intelligenza.
A te, madre beata,
concedo me stessa
e chiedo perdono
con un misero bacio piangente
datoti ai piedi.
Grazie per essermi madre!
SENZA TITOLO
Corpo,
tu cedi,
ma l’anima
ti sorregge
e illumina.
SENZA TITOLO
Rosso nel fuoco,
ruvido nell’attimo.
Ti sento.
SENZA TITOLO
Un pessimo pensiero stringe
le membra altrui;
recide il cor mio.
SENZA TITOLO
In questo lungo viaggio,
il deserto
m’abbandona.
VERSI
Osso sabbioso,
abbandonato alla deriva,
resisti alle tombe dei viandanti,
te,
sei poesia.
SENZA TITOLO
Fanciullo,
vorrei essere per volare,
stelo per vibrare,
vento per orchestrare,
ma già son tutto
perchè son viva.
SENZA TITOLO
Goccia per goccia,
batte insistentemente nel cuore
distruggendolo in mille pezzi.
Squarcio nella gola che
medicina non cura,
ti terrò con me.
SENZA TITOLO
Batti, batti.
Forte, forte.
Scappa, scappa
ma dove, dove.
Gira, volta, avanza, indietreggia.
Fermati.
Chiudi gli occhi.
Lo senti?
È il terrore!
SENZA TITOLO
Navi leggere,
basse sull’oceano,
navigate lontano.
Portate il messaggio all’amato
che furioso attende l’arrivo.
SENZA TITOLO
Conforto
potrei trovare.
Con il pianto potrei colmare
l’insensatezza della mia vita.
SENZA TITOLO
La natura ruggisce, ma noi,
storditi dal benessere
la rendiamo nostra serva.
SENZA TITOLO
Rosso
che accendi menti e cuori
e naufraghi nell’oltretomba.
SENZA TITOLO
Scrutando il verdeggiante mare
odo, tra le onde,
la sinfonia smarrita.
SENZA TITOLO
Fratelli,
amabili e tristi,
non abbandonate la creatura
che sopperisce
nel logo notturno.
Logo,
non esserle dannoso.
Sfiorala con onde levigate
e in te falla crescere
affinchè il Mondo abbracci,
amalgamandosi nell’infinito.
SENZA TITOLO
Ti vorrei con me.
Immagina: avvolti
in una nube,
gassosa e lucente.
Avvolti
nel sentimento puro.
Avvolti
in un silenzio che stordisce,
che impedisce di amarti,
ma non di apprezzarti.
SENZA TITOLO
Fuggi ai miei occhi
come luce riflessa
in un buio incontrastato
di sgozzante silenzio.
SENZA TITOLO
Sfigurati da un malvagio sentimento
ci trasciniamo nella finzione
per non aver paura.
VEDO
Vedo volti tristi guardare il vuoto della loro esistenza.
Vedo gente camminare inseguendo l’inerzia di una vita che sa dell’oggi.
COSA SIAMO COVID
Siamo mine vaganti;
sole,
spaesate;
senza mare, senza frangenti.
MANCANZA DA COVID
Urlo e brandisco
momenti di gioia paradossale
e momenti di incommensurabile dolore.
Momenti sparsi,
parole sparse,
racchiuse nella Mancanza.
NONNA MARIA
Chi ti ricorderà non sarà un fiore,
ma l’essenza di una vita intera.
L’OSSERVATORE INERME
Onda battuta dal vento
che fiume riverbera stanco.
Al dì un suono echeggia lontano;
il tuono urla.
La vita reagisce,
il Mondo impazzisce;
e noi?
Piccoli osservatori disumanizzati dalla globalizzazione.
MIRACOLO
Piccole creature;
cibatevi della scintilla mattutina,
godete del rossore notturno
poiché è vita.
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