ROMANZO EPISTOLARE
Ascoltami Tesoro!, (ti chiamerò sempre così perché sei e rimarrai sempre scolpito nel mio cuore).
In questo istante sto maledicendo disgraziatamente il mio destino così avverso mentre ripetutamente mi aggrappo al telefono per cercarti.
Dove sei andato, Tesoro?
Cerco lontano da me mentre sapevi che ti attendevo con grande speranza.
Mi manchi terribilmente ed io ho bisogno di te, delle tue parole, della tua voce che mi dà serenità e della tua mano che mi infonde coraggio.
Tesoro! Son momenti che avrei trascorso con te, questa volta, in piena calma, e tu hai sciupato tutto. Sei fuggito, non so se amareggiato dal dubbio o per viltà di un pretesto che non credo di scorgere in questo tuo comportamento ed io sono qui disperata perché, in tutte e due le maniere, non ti ho accanto a me.
Metto così da parte il mio orgoglio, (ne avevo tanto prima di conoscerti, puoi starne certo) ed invoco da te un po’ di lealtà in cambio di un amore senza confronti affinché tu sia sincero anche se, un dolore, senza uguali, possa colpirmi e fiaccarmi nello spirito e nella materia.
Voglio la mia sentenza, ma non da lontano per telefono, no; la voglio sentire dalla tua bocca mentre i tuoi occhi guardano i miei, perché solo così potrò crederti.
Non so quale sarà la mia sentenza, se tanta crudeltà vorrà colpirmi perché troppo ho donato a questo amore e troppe speranze fondavo su di esso.
La vecchiaia!?, quale vecchiaia ci aspetta? Un domani per noi, quel domani che spesso, con la mano stretta nella tua, ho sognato, sorretta al tuo braccio in un tepore famigliare di calde intimità se tu, giorno per giorno, ora per ora, cerchi di distruggere ciò che con tante difficoltà cerchiamo di costruire e conservare con una serie di rinunzie una più dolorosa dell’altra?
Così come tu, giorno per giorno, trovi il pretesto, io, cieca di questo amore imploro, giorno per giorno, il tuo affetto, con umiltà senza confronti, che mi porterebbe ai tuoi piedi nell’atteggiamento più pietoso.
Solo una sopravvenuta mancanza di forze (non ne ho poi tante per resistere) potrebbe farmi abbandonare l’impresa e oggi, prima che sia troppo tardi, voglio ancora ripeterti, rivolgendomi al Signore, a cui chiedo tanta misericordia e chiamando a testimone chi ho tanto amato in questa vita e che ora non ho più, il giuramento assoluto, che non ho colpa alcuna di ciò che tu dici.
Mai ho afferrato questo apparecchio se non per sentire la tua voce che vorrei, sempre affettuosa e colma di tenerezza, per me.
Non ho colpa. Tesoro!, non puoi darmene, non c’è persona che possa interessarmi se non te, ma questo dubbio atroce mi consuma, mi offende, mi umilia, mi tortura senza pietà.
Il mio pensiero si smarrisce in questa incertezza del tuo carattere e mi tormento perché questo affetto mio, tanto grande, non possa essere compreso da te; eppure i miei occhi, la mia bocca, sono rivolti a te, spesso senza neanche volontà di simularli in presenza di altri.
Hai avuto da me le parole più affettuose, le carezze più tenere, e vicino al cuore, spesso audaci, ma colme di desiderio, che solo un amore sentito e profondo può comprendere e perdonare, eppure… tu non credi a nulla , tormenti me e te senza un giorno di riposo.
Aspetto questa tua risposta se benevola vorrà essere, senza dubbi, ma tranquilla e serena, e che questa stessa serenità , di cui non potremo godere, possa rispecchiarsi sui nostri occhi, sui nostri figli per questi gravi doveri che ci obbligano a vivere quotidianamente la loro vita portando nel nostro cuore la fiducia, la certezza, il sollievo di sentirci tanto amati e forse con la speranza che Iddio possa concedere un giorno il domani solo per noi, tranquillo confortevole premio alle dolorose rinunce.
Perdonami, Sergio, per questa preoccupazione che avrei voluto ad ogni costo evitarti, ma quel fatto mi lascia molto in ansia e data la puntualità, per questo ritardo di due giorni, ho quasi la certezza di quello che potrebbe essere.
Dimmi, te ne prego, non scherzare, poiché le complicazioni sono enormi e tu lo sai.
Se vuoi parlami, solo oggi potrei venire verso le tre con la signora Caterina.
Consigliami Sergio, te ne prego, e scusami.
Dala
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